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SULMONA – Un solo medico per turno, cinque sanitari a disposizione del reparto, ferie estive a rischio e un carico di tensione emotiva e psicologica alle stelle all’indomani dell’emergenza pandemica che arriva alla fase tre ma non è finita. Al pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona si getta il cuore oltre l’ostacolo e si continua a lavorare alla giornata. Trovare il tempo per andare in bagno o per riposare diventa assai complicato alla luce dei carichi di lavoro e dello stress accumulato che incide inevitabilmente sulla cura dei pazienti. I dipartimenti di emergenza sono i primi a entrare in contatto con l’utenza, vengono caricati di responsabilità anche al di sopra delle loro competenze, ma quando si tratta di potenziare l’organico e creare nuovi percorsi è come se non esistessero. Durante il lockdown gli operatori sanitari erano eroi sul fronte ed ora, quel lavoro attento e scrupoloso che si fa dietro le quinte, sembra caduto nel dimenticatoio. Così non va. A Sulmona resta il problema della carenza di personale con la metà dei medici da assumere per adeguare la pianta organica del pronto soccorso. Al momento cinque sanitari si alternano ma un turno lavorativo comprende un solo medico a disposizione con al massimo tre-quattro infermieri. Dopo il lockdown il pronto soccorso è stato preso di nuovo d’assalto. Si allungano le attese, a volte fino a cinque-sette ore, tenendo conto dei diversi codici di priorità. E gli operatori sanitari devono anche digerire le imprecazioni degli utenti, dopo aver lavorato notte e giorno durante l’emergenza, dando il massimo e il più del dovuto in ogni momento. Non è una situazione facile da gestire soprattutto perché, oltre le prestazioni ordinarie, resta attivo il pre-triage con il medico o chi per lui che si deve attrezzare con tutti crismi come pure tutti i ricoveri sono condizionati allo svolgimento dei tamponi. A Sulmona, ad esempio, non è stata istituita la cosiddetta zona grigia, che eviterebbe l’attivazione di percorsi promiscui per gestire i ricoveri in attesa di tampone, senza gravare tutto sul pronto soccorso. “Ci siamo dovuti reinventare giorno dopo giorno e continuiamo a farlo, noi che nonostante tutto ci siamo stati senza défaillance, ci siamo ancora e ci saremo con la dedizione di sempre troppo spesso fraintesa”. E’ il commento di uno dei medici in servizio al pronto soccorso sulmonese. Loro e tutti gli operatori danno l’anima ma non è facile reggere i ritmi dopo emergenza e lockdown. E’ necessario che chi di dovere faccia la sua parte, quantomeno per evadere le annose richieste.

Andrea D’Aurelio

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