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In questa pandemia si sa, i più fragili sono gli anziani. Soprattutto quelli ospitati nelle Rsa. La convivenza, l’impossibilità di adottare in pieno i protocolli anti covid, il personale non sufficiente, dispositivi scarsi, uno scenario che inevitabilmente fa crollare il sistema. Proprio queste strutture sono state al centro della cronaca, sia nella prima ondata che adesso. Il Don Orione, l’ex Onpi, Villa Dorotea, il virus si è diffuso con una velocità incredibile. Colpa soprattutto dei mancati controlli sugli operatori, principale veicolo per il contagio.

Su questo è chiaro l’intervento del presidente Uncem Abruzzo Lorenzo Berardinetti: “I sindaci dei comuni di montagna stanno affrontando responsabilità e incertezze con la consueta dedizione e compostezza, ma c’è, tra le tante emergenze, una per cui chiediamo un intervento immediato e forte che faccia fronte a ciò che noi non possiamo risolvere. Oltre una popolazione anziana residente, molti comuni hanno, nel proprio territorio, strutture sanitarie per anziani. Rsa, ra e case di riposo che stanno vivendo come un incubo queste settimane amplificando il dramma di tutti. Molti operatori e moltissimi anziani sono positivi ai tamponi, non si riesce a sostituire il personale medico, infermieristico e di Oss che va in quarantena o in malattia, esistono difficoltà a reperire DPI e ossigeno, c’è un ritardo e una carenza di vaccini anti-influenzali, è consigliato alle strutture di trattare gli anziani sintomatici in sede, non in ospedale, i medici di base o delle Usca non riescono a fronteggiare l’assistenza dei degenti sintomatici, specie nelle strutture dove la figura del medico responsabile non è obbligatoria. Ma soprattutto non vengono effettuati tempestivamente e non vengono restituiti gli esiti dei tamponi a personale e degenti. Chiediamo al governatore Marsilio e all’assessore Verì un canale preferenziale per effettuare e refertare i tamponi, il rafforzamento del personale medico (USCA o Forze dell’ordine), rifornimenti specifici di Dpi e ossigeno. Senza recriminare o polemizzare, evidentemente i processi non sono efficacemente disegnati. Attendiamo, perciò, una risposta concreta e immediata da chi ha il potere di organizzare le soluzioni, assicurando sempre la nostra completa collaborazione”.

A Casa Serena, Fontecchio, ad esempio, è ancora emergenza: sono oltre dieci i positivi tra personale e ospiti. La struttura si ritrova così a corto di personale e gli operatori sono allo stremo. Sono rimasti in 7 in servizio, no stop: sei operatori sanitari e un’infermiera. Il personale è a pezzi, si lavora da giorni, senza poter tornare a casa. Ed ora alcuni operatori iniziano ad avvertire anche i primi sintomi di malessere.

Alfonso Piccinini, il proprietario della struttura Casa Serena, si dichiara onorato dello sforzo incredibile che stanno facendo i suoi dipendenti ma oltre non ha soluzione. Certo non può lasciare soli i suoi ospiti.

“Siamo in difficoltà. Non riusciamo a trovare anche solo una persona che possa dare il cambio ai nostri dipendenti. Stiamo facendo il possibile”.

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