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SULMONA – Lui era accusato di aver istruito il figlio minorenne alla visione di materiale pornografico sul pc di casa mentre a lei veniva contestata la mancata sorveglianza, di aver perso cioè il controllo della situazione e di non essersi accorta cosa accadeva in sua assenza. Per entrambi, ex conviventi con un figlio minore a carico, è arrivata oggi la sentenza di non luogo a procedere pronunciata dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sulmona, Giuseppe Ferruccio, perché il fatto non sussiste. Le pesanti accuse sono cadute in toto. E’ il terzo filone di un’inchiesta delicata che vede coinvolte complessivamente tre persone: i due genitori separati ed ex conviventi e il minore che all’epoca dei fatti aveva solo nove anni. Due procedimenti, il primo per abusi sessuali e l’altro per maltrattamenti con l’aggravante dell’uso dell’arma, sono stati archiviati dal Gip del Tribunale di Sulmona, Marco Billi. L’unico indagato, per entrambi i reati, era il padre che è uscito scagionato dalle pesanti accuse. Ma è stato il Gip a rispedire le carte alla Procura nel momento in cui, esaminando gli atti dell’inchiesta, sarebbe emerso che l’uomo avrebbe istruito il figlio minore ad assistere alla visione di materiale pornografico. Nel corso delle verifiche portate avanti dalla Polizia sarebbero stati trovati foto e filmati che ritraevano minorenni senza veli, sul computer di casa. Computer che, secondo gli investigatori, era nella disponibilità di entrambi i genitori e dello stesso figlio che all’epoca dei fatti aveva 9 anni. E’ rientrata quindi nell’inchiesta come imputata anche la madre del ragazzo dalla quale era partita la denuncia per i presunti abusi e maltrattamenti. Il castello accusatorio è stato smontato questa mattina nel corso dell’udienza preliminare. Per la donna, difesa dall’avvocato Maria Grazia Lepore, è caduta l’imputazione della negligenza perchè è stato accertato che la sorveglianza sulla condotta del minore non è mai mancata. Per l’uomo, assistito dai legali Alessandro Margiotta e Catia Puglielli, decisiva è stata la perizia venuta fuori nell’altro procedimento penale che ha fatto emergere l’inattendibilità delle dichiarazioni del ragazzo. Non luogo a procedere per entrambi con formula piena con grande soddisfazione degli avvocati.

Andrea D’Aurelio

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