SULMONA – Le norme calate in tutta Italia non tengono conto delle peculiarità dei piccoli comuni e delle aree interne. Lo sanno bene gli operatori commerciali che fanno fronte comune per la fase due dell’emergenza e stanno approntando il documento unico e condiviso da recapitare a Governo, Regione e Comune per rendere la tanto invocata ripartenza vera e reale. Al momento la sensazione è quella di una “falsa ripartenzaâ€. Si fa presto a dire “riaprite il diciotto†quando non si conoscono nel dettaglio le indicazioni del comitato scientifico anche se, dalle indiscrezioni, è assai difficile che le misure si sposeranno con il tessuto sociale ed economico delle aree interne. Il documento di albergatori, ristoratori, baristi ed associazioni è volto proprio a dar voce al Centro Abruzzo, a quelle attività che vogliono rispettare le regole ma anche a ricominciare a lavorare sul serio, affrontando le nuove spese con i giusti incassi. D’altronde non si chiede la luna. “C’è la volontà comune di sottoscrivere un documentoâ€- interviene Gianluca Casaccia, Presidente Consorzio albergatori- “che riguarda delle richieste da mettere in campo nell’immediato perché ci è resi conto che le norme da rispettare sono francamente inapplicabili nel nostro tessuto produttivo. Un altro punto preoccupante è al livello sociale si sta andando incontro alla disperazioneâ€. Per Giuseppe Bono, dell’associazione albergatori, la ripartenza deve essere un momento di partenza. Senza giochi di parole. “La Regione potrebbe evocare a sé la possibilità di deroga, per lasciare un grado di elasticità a chi sarà costretto a lavorare in condizioni di forte disagioâ€- aggiunge Bono per ribadire che riaprire il diciotto diventa quasi un’impresa. La voglia di ricominciare è tanta ma ognuno vuole ripartire per davvero, non solo sulla carta o per finta. Non servirebbe a nulla.
Andrea D’Aurelio
(Foto repertorio)
