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PRATOLA PELIGNA – Due anni di reclusione per violenza sessuale e lesioni personali. E’ questa la pena inflitta dal collegio giudicante del Tribunale di Sulmona ad un 44 enne che avrebbe prima palpeggiato il seno alla compagna del cugino per poi richiedere, nella stessa circostanza, l’intervento di una pattuglia dei Carabinieri al termine di una furibonda lite. La delicata e surreale vicenda, che vede protagonisti tre soggetti di nazionalità marocchina, risale allo scorso 2 maggio 2019, a Pratola Peligna. Stando alla ricostruzione di Procura e militari si è appreso che l’imputato, mediante condotte rapide e insidiose, avrebbe palpeggiato il seno della compagna del cugino di primo grado, mettendole le mani all’interno del vestito e ponendo in essere atti sessuali. Il tutto poco prima della lite scoppiata tra i tre. Sempre secondo l’accusa il 44 enne avrebbe prima aggredito la donna e poi il marito, ovvero il cugino, lanciandogli addosso dapprima una sedia e successivamente un bollitore contenente acqua calda, così da cagionargli intenzionalmente ustioni di primo e secondo grado nonchè lesioni personali, giudicate guaribili in nove giorni. Le persone offese non si sono costituite parte civile nè si sono mostrate interessate all’esito del processo, come del resto l’imputato, poichè tutti i tre vivono ormai fuori regione. Tuttavia la giustizia ha fatto il suo corso e ha portato i giudici del Tribunale di Sulmona a condannare l’uomo a due anni di reclusione (pena sospesa) per il palpeggiamento che configura una violenza sessuale e per l’aggressione al cugino. Per quanto concerne le lesioni rimediate dalla donna è stata pronunciata sentenza di non doversi procedere per intervenuta remissione di querela. Il collegio ha quindi ricondotto l’episodio nell’alveo della lieve entità dal momento che, è emerso in sede di discussione, l’imputato avrebbe richiesto quel giorno l’intervento delle forze dell’ordine al fine di riportare la calma al termine della lite. Un particolare che rende la vicenda surreale dal momento che, solitamente, chi si rende responsabile di simili reati, quali la violenza sessuale, difficilmente si affida alla forza pubblica. C’è da giurare, a questo punto, che la sentenza sarà appellata.

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