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SULMONA – Un anno e sei mesi di reclusione, il risarcimento della parte civile da liquidare in separata sede e il pagamento delle spese processuali. Questa la condanna comminata dal Tribunale di Sulmona, con sentenza del giudice monocratico Francesca Pinacchio, a un 41 enne residente in un paese del circondario, E.A., per i reati di stalking e lesioni. I fatti risalgono al 29 agosto 2016 quando il giovane aveva avuto una relazione amorosa con una donna del posto. E quella mattina di tre anni fa, dopo aver trascorso la notte insieme, il 41  enne ha strattonato la sua compagna, procurandole lesioni giudicate guaribili con una prognosi inferiore ai venti giorni, come attesta il referto medico emesso dal pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona. La vittima, all’epoca dei fatti, era in stato di gravidanza. Da quel rapporto tra i due è nata infatti una bella bambina. Nel processo risulta persona offesa anche la madre dell’ex compagna del 41 enne. La donna avrebbe ricevuto una serie di telefonate “minatorie” dal fidanzato della figlia, una delle quali un mese prima dell’aggressione in casa. Un particolare che l’avvocato del 41 enne, Adele Buccini, ha fatto notare in sede di discussione del processo. Sarebbe stata proprio la donna ad esortare il fidanzato della figlia a restare accanto alla prole quella notte del 28 agosto, per non lasciarla sola. Poi si arriva all’aggressione denunciata il giorno dopo. Nel capo d’imputazione, la magistratura ha contestato al 41 enne anche il reato di stalking, nei confronti di madre e figlia. Come muratore infatti il giovane lavorava in un’abitazione a due passi dalla casa delle due donne e, secondo l’accusa, ne approfittava per osservarle e per controllare tutti gli spostamenti. La relazione tra il 41 enne e la giovane è finita quella mattina del 29 agosto ma lui non si sarebbe arreso tant’è che la inseguiva nella stazione ferroviaria quando lei prendeva il treno per raggiungere l’università. Per le due donne quella storia era diventato un vero e proprio incubo. La figlia, poi, ha dovuto anche affrontare un procedimento penale dal quale è uscita assolta dopo la denuncia dell’ex compagno. Un processo che per il suo percorso professionale le ha procurato ulteriori danni. Il giudice Pinacchio ha quindi pronunciato la sentenza di condanna per E.A. a un anno e sei mesi di reclusione ( pena sospesa), al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni nei confronti di madre e figlia da liquidare in sede civile.

Andrea D’Aurelio

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