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SULMONA- Il Tribunale collegiale dice no alla revoca della misura cautelare per la faida tra famiglie. I giudici, nel corso della prima udienza del processo, hanno rigettato l’istanza presentata dall’avvocato difensore ritenendo ancora sussistenti le esigenze cautelari. Alla sbarra sono comparsi in sei per le botte, vendette, ricatti e tentate estorsioni tra i componenti di due famiglie. Una storia nata da un prestito di mille euro e sfociata in pretese di gioielli, aggressioni e persone finite in ospedale. Nello specifico l’inchiesta di Procura e Polizia è scaturita dalla denuncia di una donna, residente in un paese del circondario, che aveva chiamato in causa le forze dell’ordine nell’ultimo periodo dopo le continue diatribe tra le due famiglie per le richieste di denaro. Alla base della tentata estorsione ci sarebbe la pretesa di un bracciale in oro a fronte di un prestito in denaro di circa mille euro. Bracciale che, ad onor del vero, non è stato rinvenuto dagli investigatori all’interno dell’abitazione di una 50 enne di Sulmona, finita davanti al giudice assieme al compagno, a due figli e alla fidanzata ventenne di uno dei due. Tra gli oggetti rinvenuti e sequestrati, pure alla base della presunta e tentata estorsione, compare una vecchia affettatrice. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stata l’aggressione subita la scorsa estate da un figlio dell’imputata. Un episodio che avrebbe generato una sorta di vendetta e ritorsioni a catena secondo gli inquirenti tant’è che l’indagine si è ampliata e a processo sono finiti anche la 20 enne e un 18 enne che avrebbe cagionato lesioni giudicate guaribile in venti giorni ad uno dei figli della 50 enne. Stralciata la posizione di un altro giovane, un 29 enne di Sulmona, che avrebbe costretto la querelante ad allontanarsi da un bar cittadino dietro presunta minaccia. La sua posizione sarà definita con la messa alla prova che comporta la sospensione del procedimento. La sentenza per i sei imputati arriverà invece il prossimo 9 gennaio 2024, vista la calendarizzazione effettuata dal collegio. Intanto per quattro componenti del nucleo familiare ( la 50 enne, il compagno e due dei figli) resta il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalle persone offese. Misura cautelare in atto da circa sei mesi e che nemmeno ieri è stato possibile far cessare, visto il parere negativo del Pm e il rigetto dell’istanza da parte del collegio giudicante del Tribunale.

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