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L’AQUILA – Una tempra invidiabile, una fede irreprensibile, un sorriso che disarma. “Nonna” Giuseppina Patriarca è tra i fedeli presenti in prima fila, nella gremita piazza Duomo del capoluogo di regione, per la Santa Messa officiata da papa Francesco nel giorno dell’apertura della Porta Santa. La maestra Giusy all’età di due anni si trasferì all’Aquila per poi arrivare a Sulmona dove attualmente risiede. Alla veneranda età di 106 anni non ha rinunciato alla benedizione del Papa. E così si è fatta accompagnare nel capoluogo per prendere parte alla celebrazione liturgica nella sua postazione privilegiata. Una mattina di fede e raccoglimento. Per lei e per i dodici mila presenti. Emozione e applausi a piazza Duomo alle parole di Papa Francesco che ha concluso il suo discorso dicendo “Jemo ‘nnanzi”, ossia “andiamo avanti” così come si trovò a dire nel 2014 durante un’udienza a cui avevano preso parte 130 aquilani del gruppo di azione civica che porta lo stesso nome. Destinata a passare alla storia l’immagine di Papa Francesco sulla sedia a rotelle con in testa un casco di protezione bianco e argento, appositamente realizzato per lui e donato dai vigili del fuoco, dentro l’immenso silenzioso cantiere di piazza Duomo. Il Papa ha chiesto una “attenzione particolare” per le chiese nell’ambito della ricostruzione dell’Aquila colpita dal terremoto.
“Nell’opera di ricostruzione, le chiese meritano un’attenzione particolare. Sono patrimonio della comunità, non solo in senso storico e culturale, anche in senso identitario. Quelle pietre sono impregnate della fede e dei valori del popolo; e i templi sono anche luoghi propulsivi della sua vita, della sua speranza”. Alle 10 in punto, dopo il cambio di programma per l’atterraggio, i cori accompagnano l’inizio della santa messa mentre il sole fa capolino in un cielo grigio sin dall’alba.  Sul palco anche l’Orchestra del Conservatorio “Alfredo Casella” con le principali corali cittadine tra cui la Schola Cantorum. Papa Francesco,nell’omelia della Messa all’Aquila, ha ricordato Celestino V, il Pontefice passato alla storia per la sua rinuncia. “Erroneamente ricordiamo la figura di Celestino V come ‘colui che fece il gran rifiuto’, secondo l’espressione di Dante nella Divina Commedia; ma Celestino V non è stato l’uomo del ‘no’ – ha sottolineato Papa Francesco -, è stato l’uomo del ‘sì’. Infatti, non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili”. “Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà”. E, ancora: “Non potevamo atterrare, c’era nebbia fitta, tutto scuro, non si poteva, il pilota dell’elicottero girava, girava, e alla fine ha visto un piccolo buco ed è entrato lì, è risuscito, un maestro. Con la nostra miseria succede lo stesso”, ha spiegato il Pontefice. “Giriamo, giriamo, e alle volte il Signore fa un piccolo buco: mettiti lì dentro, sono le piaghe del Signore”, è “la misericordia che viene nella mia, nella tua, nella nostra miseria”.Alle 11:30 il toccante momento dell’arrivo di Papa Francesco, in sedia a rotelle, dinnanzi alla porta Santa. Canti liturgici hanno riempito il silenzio di un sagrato assolato e austero. Il Santo Padre in raccoglimento ha pregato in sentita partecipazione e fortemente provato dalla fatica delle sue condizioni di salute. Con tre colpi di bastone, con il bastone d’ulivo del Getsemani, consegnatogli dal sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, Papa Francesco ha aperto la Porta Santa . “Apritemi le porte della giustizia” , ha detto il Pontefice prima dell’apertura secondo la preghiera rituale a cui viene risposto: “Voglio entrarvi e rendere grazie al Signore”. “È questa la porta del Signore” ha detto ancora il Papa per sentirsi rispondere: “Per essa entrano i giusti”. Dunque, le parole finali: “Entrerò nella tua casa, Signore” a cui è stato replicato: “Mi prostrerò in adorazione del tuo santo tempio”.

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