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SULMONA – “La mia è una scuola che dà tanto, anche non avendo una sede, quando la riavremo, perché la riavremo, sarà ancora meglio”. La lettera in redazione arriva da una liceale del Classico, A.C., che ha appena concluso gli esami di maturità da consegnare agli annali. Una testimonianza che tocca le corde del cuore, che arriva dalla liceale “fuori sede”, ovvero che non è riuscita a varcare la soglia della storica sede di piazza XX Settembre, come del resto è avvenuto alle altre generazioni di studenti dell’ultimo decennio. La scuola non è solo un edificio, per usare le parole della giovane, ma il pensiero per quella storica scuola non è mai mancato. Solo in questi giorni si sta cercando di spingere il piede sull’acceleratore. Lo scorso lunedì, non a caso, è stato fatto il punto della situazione in un summit tecnico tra Comune, Soprintendenza e progettista. Che cosa significa frequentare il Classico senza la sede della centrale piazza? Di seguito riportiamo la testimonianza di A.C.:

“Gli anni passano, come le versioni fatte tra quei banchi, come le continue false promesse che un giorno forse rientreremo nella nostra scuola, gli anni passano, le generazioni cambiano e la situazione è sempre la stessa. Ad una settimana dalla mia maturità mi trovo qui a scrivere al prossimo, a raccontargli di quanto sia bella la mia scuola nonostante la scuola non ci sia. Avrei voluto stappare il mio spumante a Piazza XX settembre, con Ovidio che mi guardava e magari mi criticava per tutte quelle volte in cui ho sbagliato a tradurlo, ma niente. La mia scuola mi ha dato tanto, nonostante non avesse neanche una sede, io l’ho ringraziata e continuo a ringraziarla, insieme ai miei compagni mi sono fatta sentire durante i cortei per riavere la nostra sede e continuerò a farlo. La Scuola non è fatta da un edificio, la Scuola sono i ragazzi, i docenti, il personale scolastico e quel bellissimo rapporto che in questi cinque anni passati insieme è maturato insieme a me. Sono entrata nella mia, ormai, ex scuola con il sogno di fare almeno la Maturità nella sede storica, nella bellissima cornice di Piazza XX, non ho avuto quest’opportunità, lotterò ancora affinché ce l’abbiamo gli altri, una volta iniziata una battaglia non la si lascia a metà, o si vince o si perde, e se c’è una cosa che il Liceo Classico Ovidio mi ha insegnato è che non importa se una battaglia la si vince o la si perde, l’importante è uscirne gloriosi, sempre. Non nego che mi sarebbe piaciuto vivere anche solo un giorno all’interno di quelle mura, i miei predecessori dicono che sia bellissimo, che Ovidio ti guarda, ti aiuta e incoraggia quando pensi di mollare tutto, avrei voluto camminare per quei corridoi ormai lasciati a degradare, entrare da quel portone ormai pieno di scritte offensive, affacciarmi dalla finestra della mia classe e guardare il sontuoso campanile, poi finire scuola, scendere lungo le scale antiche e incontrarmi con i miei amici che vengono da altre scuole. Piazza XX era un punto di aggregazione per la città, lo è ancora grazie a noi ragazzi del liceo classico che continuiamo a rivendicare la nostra sede e lo sarà ancora di più quando quella sede ce la riprenderemo. Nonostante tutto la mia scuola mi ha dato tanto e io ho dato tanto a lei. Ho finito questi cinque lunghi anni una settimana fa, il mio percorso è stato bellissimo, ricco e molto formativo. La mia è una scuola che dà tanto, anche non avendo una sede, quando la riavremo, perché la riavremo, sarà ancora meglio”. A.C.

Andrea D’Aurelio

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