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SULMONA – Decessi in calo nell’annata nera dello spopolamento. Il report che è pervenuto ad alcuni operatori del settore funebre, dagli uffici comunali di Palazzo San Francesco, accende una piccola luce in fondo al tunnel della desolazione delle aree interne e dei piccoli centri sempre più poveri in termini di densità e di servizi. Nell’arco del 2023 è sceso il numero di decessi tracciati sul territorio comunale di Sulmona. Nello specifico dal Comune sono stati emanati 380 atti di morte, a fronte dei 430 varati nel 2022. Dei 380 solo un centinaio fanno riferimento ai cosidetti “decessi autoctoni”, l’atto in parte prima, quelli avvenuti cioè nelle abitazioni ricadenti sul territorio comunale sulmonese. La restante parte, quindi la maggioranza, fa riferimento ai decessi riscontrati in ospedale, strutture sanitarie, istituti e case di riposo, in pubblica via. Dal romano colto da malore in vacanza al paziente del nosocomio che è deceduto nella struttura ospedaliera che insiste in città. Non numeri ma persone, strappate alla vita, alcune troppo presto, altre all’improvviso. Tuttavia il dato statistico è in lieve flessione, il che rappresenta comunque un piccolo barlume di speranza nel territorio destinato a spopolarsi. Le rilevazioni ufficiali parlano di una tendenza negativa sempre maggiore che nel 2030 dovrebbe portare principalmente le provincie di Chieti e dell’Aquila a perdere più del 4 per cento della popolazione attuale. I dati di previsione abruzzesi sono notevolmente peggiori rispetto alla media nazionale. Esempio limite è Sulmona che, entro il 2030, dovrebbe perdere un decimo della propria popolazione. Un trend preoccupante che deve essere sviscerato sui tavoli che contano. Il calo dei decessi, almeno in città, non può che essere in controtendenza

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