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SULMONA –  Entrò in ospedale per curarsi e lo trovarono morto in una stanza del pronto soccorso del locale presidio ospedaliero. Ma, a distanza di un anno abbondante, ancora si conoscono le risultanze di tutti gli esami svolti, compreso quello autoptico ordinato dalla magistratura. I familiari di Domenico Liberatore, il 56 enne di Pratola rinvenuto cadavere il 26 agosto 2020 nell’ospedale peligno, hanno depositato per il tramite dei loro legali, un’istanza di accesso agli atti per conoscere lo stato dell’arte dell’inchiesta e di tutta la documentazione con l’obiettivo di non far cadere nel dimenticatoio l’intera vicenda.  Stando alla ricostruzione effettuata all’epoca dei fatti, si è appreso che l’uomo era stato portato in ospedale dai familiari dopo aver avvertito uno stato di malessere e qualche problema legato alle sue condizioni di salute. Preso in carico dai medici dell’Annunziata fu disposto il ricovero in pronto soccorso, per tenere sotto controllo alcuni valori. Tutto stava filando liscio fino a quando, poco prima della mezzanotte tra il 25 e il 26 agosto di un anno fa, arrivò la telefonata ai familiari dal nosocomio. Il corpo del 56 enne sarebbe stato rinvenuto nel bagno della stanza adibita al ricovero. Secondo i sanitari la morte sarebbe dovuta a un arresto cardiaco. Mentre i familiari hanno chiesto i dovuti approfondimenti sul caso, ritenendo che l’ospedale sia il luogo più idoneo per tenere sotto controllo un paziente. Da qui l’inchiesta aperta dalla Procura, contro ignoti, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. A distanza di un anno la famiglia chiede l’accesso agli atti. (a.d’.a.)

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