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SULMONA – Ancora dieci giorni e il De Nino-Morandi spegnerà la sua sesta candelina. Sei anni di delocalizzazione a Pratola Peligna, annunci e promesse, summit e tavoli tecnici, che hanno portato a suddividere in due lotti la progettazione. Incredibile ma vero. La notizia dell’ultimo minuto arriva dal Provveditorato alle Opere Pubbliche, soggetto attuatore per l’esecuzione dei lavori nella storica sede di via D’Andrea, dopo la convenzione firmata a giugno 2017 con la Provincia dell’Aquila. Entro un mese sarà depositato il progetto esecutivo sul secondo lotto, ovvero la parte dell’edificio scolastico non soggetta a sequestro da parte della Procura della Repubblica dell’Aquila che pose i sigilli a ottobre 2014 solo un’ala della scuola per l’inchiesta sui presunti lavori sbagliati post sisma. La suddivisione in lotti era stata inizialmente accantonata tant’è che dal Presidente della Provincia, Angelo Caruso, arrivò l’annuncio sugli schermi di questa emittente dell’imminente avvio della gara per dicembre 2019. E’ passato quasi un anno ed è necessario ancora provvedere alla progettazione esecutiva per una porzione del plesso, dopo il ricalcolo delle somme da impiegare, 8 milioni e 600 mila euro a fronte dei 4 milioni già in cassa. “Abbiamo ripreso in mano il percorso per riportare la scuola a Sulmona, sia per l’individuazione di una sede alternativa che per la tutela del patrimonio storico del De Nino-Morandi”- afferma il consigliere provinciale, Andrea Ramunno, dopo l’ennesimo summit con il Provveditorato. Dopo sei anni si riparte. Palla al centro verrebbe da dire anche se per vincere la partita, fermo restando la metafora, è necessario recuperare il tempo “perso”, almeno sul fronte della burocrazia. Sei anni per scorporare il progetto sono davvero troppi. L’auspicio non è solo che la scuola torni a Sulmona ma che ci siano ancora gli studenti, tenendo conto che la prima classe dei geometri conta solo sei iscritti.

Andrea D’Aurelio

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