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SULMONA – Piano piano si fece Roma. Ma piano piano si può fare anche Sulmona, cioè fare comunità intorno agli scenari suggestivi e naturali del centro storico, riscoprirsi parte di un insieme, ricostruire l’identità di una città che mette insieme le sue potenzialità per essere appetibile, scelta e attrattiva, senza perdersi nel bicchiere d’acqua della polemica sterile, che pure non è mancata. Dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia, il festival Muntagninjazz ha tirato fuori il meglio della patria di Ovidio, quella forza che non è fuori ma dentro i sulmonesi, anche se spesso nascosta e dimenticata per via della scarsa lungimiranza e della rassegnazione. Una ventata di ottimismo è arrivata con i film in piazza Del Carmine, l’euforia delle band che hanno fatto impazzire il centro storico, i concerti a Palazzo e il gran finale di Piano piano per Sulmona. Dalla giovanissima Lucrezia che ha fatto il suo esordio nel festival al veterano Cesare che si è improvvisato ma che rende l’idea sullo straordinario carattere aggregante della kermesse. Un programma pianificato dall’associazione culturale guidata da Valter Colasante che è stato valorizzato anche al di là del ponte San Panfilo, nel senso che funge ormai da calamita per far conoscere la città. Piano piano si fece Sulmona.

 

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