SULMONA – Lei lo lascia ma lui non si rassegna alla fine della storia sentimentale, tanto da mettere quasi un “diritto di proprietà” sulla sua ex: telefonate con le app, messaggi ai congiunti e alle persone vicine, minacce, appostamenti e condotte persecutorie che l’hanno portato in una circostanza a postare sui social la foto del balcone. Come a dire “sono sotto casa tua”. Non contento l’avrebbe anche ricattata, minacciandola di pubblicare in rete un video che ritrae alcune discussioni in famiglia. Una storia complessa e delicata quella che è balzata alle cronache, l’altro giorno, nell’aula del piano terra del Palazzo di Giustizia. Protagonisti un 20 enne residente nella Val Di Sangro, finito davanti al giudice monocratico, Francesca Pinacchio, con la pesante accusa di atti persecutori e una 18 enne di Sulmona, all’epoca dei fatti minorenne. L’ipotesi di reato cambia il paradigma dello stalking perpetrato e subito, sempre se le accuse saranno confermate nel corso del procedimento, da due ragazzi che si affacciano alla vita, con una personalità ancora da strutturare. Venendo ai fatti, accaduti dal dicembre 2021 con condotta perdurante, il giovane avrebbe molestato la sua ex e la madre di lei, cagionando loro un grave stato di ansia nonché il timore per la propria incolumità. Nei giorni 4, 8 e 20 dicembre si sarebbe recato a Sulmona per avere contatti con le persone offese, adducendo quale scusa la volontà di trasferirsi in città per ragioni di lavoro. Il 12 dicembre avrebbe ricattato la ragazza con la storia del video delle discussioni in famiglia, segno che i social diventano spesso un’arma a doppio taglio per la violenza o molestia tra giovanissimi. Lo stesso giorno avrebbe aggredito verbalmente il padre di lei mentre a ridosso del Natale avrebbe postato sui social le foto del balcone di casa per ingenerare nelle vittime concreta preoccupazione per la loro incolumità. Infine l’avrebbe pedinata da corso Ovidio alla Villa Comunale minacciandola con frasi del tipo “ti rovino” nonchè di rilevare i dettagli intimi della relazione al nuovo fidanzato. Insomma tutto il “repertorio” dello stalker. Se il castello accusatorio risulta o meno fondato lo deciderà il giudice nel corso del processo ai nastri di partenza. Certo è che il problema, al di là della vicenda specifica, va inquadrato sul piano sociale e culturale. La ricostruzione di una scala di valori è quantomai urgente.