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SULMONA – “Ad aprile non ti scoprire e a maggio adagio adagio”. Il saggio popolare sembra calzare a pennello con la fase due dell’emergenza Coronavirus che quest’anno “cancella” tutte le feste sul calendario. Il giorno rosso arriva solo per la ciclicità delle giornate che sembrano essere tutte uguali. C’è solo una grande voglia di ripartire, rialzare la saracinesca e tornare alla vita di sempre, anche se bisognerà rimanere distanti e allentare i ritmi frenetici a cui eravamo abituati. La festa del primo maggio però, anche senza uscite fuori porta, non passa inosservata se non altro per il sacrificio del lavoro e dei lavoratori che in un tempo di emergenza si scontra con la burocrazia e con le stringenti norme. Ecco perchè in questa giornata, tra le auto che bruciano e il mercato che si prepara a ripartire, vogliamo dedicare un pensiero a tutti i lavoratori che stanno buttando il cuore oltre l’ostacolo. Pensiamo agli operatori sanitari dell’ospedale di Sulmona e delle altre strutture sanitarie che in questi giorni non si sono fermati un attimo e sono usciti di casa con l’incubo di rimanere contagiati dal Covid. Il nostro pensiero va anche alle forze dell’ordine che con i controlli straordinari sono sempre in strada, agli operatori che hanno assicurato i servizi essenziali come la raccolta differenziata. Ai dipendenti delle attività che sono rimaste aperte anche in tempo di emergenza perchè erogano servizi di prima necessità: supermercati, tabaccai, officine, pizzerie con consegne a domicilio. Solo per citarne alcuni. Ma ci sono anche figure professionali che hanno lavorato a distanza, il mondo della scuola che è andato avanti sulla piattaforma digitale, l’esercito dei volontari ha dato l’anima accettando il rischio. Per loro non arriva lo stipendio alla fine del mese. Parliamo della Croce Rossa, Protezione Civile, Alpini, Ordine di Malta e altre associazioni. Ma anche il Tribunale della sanità che con la task force sta risolvendo i problemi. E poi ci siamo noi. Giornalisti e operatori dell’informazione che non ci tiriamo mai indietro. Questa notte alle 2,30 eravamo in via Avezzano mentre nelle scorse settimane siamo andati in diretta dal nosocomio, clinica San Raffaele, carcere di Sulmona e ospedale di Popoli. Si corre il rischio per informare, il più delle volte senza guardare alla salute e al portafoglio, perchè scatta qualcosa dentro soprattutto quando la professionalità va a braccetto con la passione. Sono stati  giorni intensi anche per noi. Ora c’è una fase due che preoccupa. Dai parrucchieri, barbieri ed estetisti che chiedono di riaprire prima snellendo qualche misura alla “mission impossible” dei cantieri da far ripartire per non parlare degli operai delle fabbriche che hanno a che fare con i nuovi protocolli. L’augurio per noi e per tutti che è il lavoro torni ad essere tale, con tutta la dignità e i sacrosanti diritti.

Andrea D’Aurelio

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