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SULMONA – Ai medici dell’ospedale dell’Annunziata aveva raccontato di essere stata malmenata mentre, nel corso degli accertamenti investigativi, il capo d’imputazione si è allargato fino a toccare la pesantissima accusa della violenza sessuale. Ma ieri, per un 51 enne originario della Repubblica Domenicana domiciliato in città, è arrivata l’assoluzione da parte del collegio giudicante del Tribunale di Sulmona, per insufficienza delle risultanze probatorie, ovvero per mancanza della prove necessarie per sostenere quella accusa. I due erano marito e moglie e la storia, nel 2013, si sarebbe consumata all’interno dell’ambiente domestico. All’epoca dei fatti fu la donna a far scattare indagini e gli accertamenti dopo che i medici dell’ospedale diagnosticarono delle lesioni. Un processo lungo che ha portato nel tempo non solo a un avvicendamento dei giudici ma anche ad integrare il capo di imputazione. Inizialmente all’imputato veniva contestato di aver tentato di violentare la donna, afferrandola per il collo, cagionandole delle lesioni. Poi si è passati alla contestazione della violenza sessuale consumata, quando la vittima ha riferito di aver subito atti sessuali, fino alla penetrazione, senza il suo consenso. Il castello accusatorio però è caduto ieri nel corso dell’ultima udienza del processo. Nelle dichiarazioni della donna è emerso infatti solo in un secondo momento il riferimento alla violenza come pure la figliastra minore, chiamata a comparire, ha riferito di aver assistito a una lite. Il 51 enne, difeso dall’avvocato Elisabetta Bianchi, è stato quindi assolto anche se resta a suo carico pendente l’altro procedimento penale, quello più delicato, sempre per violenza sessuale su minore di quattordici anni all’epoca dei fatti. Una vicenda orribile qualora venisse provata, raccontata proprio dalla figliastra oggi ventenne, quando venne chiamata dai giudici dell’Aquila a decidere sulla potestà genitoriale. I fatti sarebbero avvenuti tra il 2011 e il 2013. La storia è tutta da chiarire perché una perizia ginecologica avrebbe accertato l’assenza dei tessuti lacerati, il che significa che gli atti sessuali non ci sarebbero stati. Ma la testimonianza della 20 enne pesa come un macigno. Uno sfogo a tutto campo che ha portato il Gup a rinviare a giudizio il suo patrigno. Ed ora il procedimento penale è in corso con la speranza che si riesca a fare chiarezza su una vicenda che fa accapponare la pelle.

Andrea D’Aurelio

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