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SULMONA – Per il giudice monocratico del Tribunale di Sulmona non sussistono né le lesioni, né le minacce e né tantomeno la violenza privata. Ieri mattina è andata bene ad entrambi gli imputati, A.F. e L. L., usciti assolti nel secondo dei tre procedimenti penali, scaturiti dalla querelle per la locazione di un chiosco collocato in città, più volte balzato alle cronache anche per altre vicende. I fatti risalgono al biennio 2014-2015 quando il conduttore dell’attività, L.L., si recò nell’abitazione del locatore, A.F., per chiedergli di regolarizzare le rispettive posizioni davanti agli uomini del Commissariato Ps di Sulmona. Un incontro che ha avuto un seguito in Tribunale con le accuse reciproche che hanno trovato spazio nel capo di imputazione. Il locatore ha accusato L.L. di averlo picchiato e malmenato e di averlo costretto ad entrare con la forza in macchina per recarsi negli uffici del Commissariato di via Sallustio. Da qui l’imputazione per lesioni e violenza privata con tanto di referto medico del pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona che certifica le lesioni, seppur di qualche giorno, cagionate a causa di escoriazioni sulla tempia. Il locatore è finito invece davanti al giudice per minaccia, per aver pronunciato frasi del tipo “questa mossa me la paghi cara”, tanto da aver intimorito l’altro sulmonese. Per entrambi il castello accusatorio non ha trovato riscontri, tant’è che il giudice ha pronunciato la sentenza di assoluzione per insufficienza delle risultanze probatorie, ovvero carenza di prove. Tra i due litiganti, questa volta, godono entrambi. Un bel “pari e patta” verrebbe da dire nel gergo economico se non fosse che a marzo si discuterà il terzo ed ultimo processo a carico del locatore per il reato di danneggiamenti. Non finisce qui.

Andrea D’Aurelio

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