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SULMONA – Una richiesta formale di accesso agli atti indirizzata a Luciano D’Alfonso e all’esecutivo da lui presieduto al fine di acquisire, da un lato, tutti i documenti attinenti alle interlocuzioni avvenute prima dell’approvazione del provvedimento avvenuta il 22 dicembre scorso da parte del Consiglio dei Ministri e, dall’altro, il verbale redatto da Palazzo Chigi che ha dato l’imprimatur alla realizzazione della Centrale di compressione del gas a Sulmona. E’ questo l’architrave del comunicato stampa diramato dal Consigliere regionale di Sinistra Italiana Leandro Bracco che riguarda una vicenda che da moltissimo tempo sta notevolmente preoccupando gli abitanti della Valle Peligna e che poco prima di Natale ha subìto una forte accelerazione quando da Roma è giunta la notizia del via libera definitivo alla concretizzazione di un’opera che le diverse comunità locali hanno sempre osteggiato. “La Regione Abruzzo – specifica Bracco – è stata di conseguenza invitata a partecipare a diversi incontri effettuati presso la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un’attività che però, in base alla disamina e studio delle carte, pare essersi fermata al 2015. Ho dunque ritenuto mio preciso dovere istituzionale quello di approfondire quanto accaduto soprattutto rispetto alle circostanze che hanno preceduto la deleteria decisione assunta da Palazzo Chigi tre giorni prima del Natale scorso”. Se Bracco vuole vedere le carte, la senatrice Pd Stefania Pezzopane rilancia la legge sugli usi civici, già rimarcata più volte dal Sottosegretario alla Giunta Regionale Mario Mazzocca. “La nuova legge sugli usi civici approvata a novembre 2017 può essere la strada per evitare la realizzazione del gasdotto Snam Rete adriatica”- sostiene la senatrice- “la mobilitazione è importante, ma sono altrettanto importanti i ricorsi, perché la legge sui domini collettivi stabilisce un vincolo vero e proprio, riconoscendo per quei beni esclusivamente l’uso agrosilvo pastorale ed affini. Sono solo 3 articoli, ma è una legge chiara e forte. Ci sono spazi per bloccare l’opera e riproporre lo spostamento al percorso originario”.

Andrea D’Aurelio

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