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SULMONA – Solo tre medici in servizio per il pronto soccorso e uno per il 118. La carenza di organico rasenta il paradosso all’ospedale di Sulmona, al tempo dell’emergenza Covid, nella terza fase che sta facendo registrare una ripresa dei contagi. I carichi di lavoro sono massacranti. Niente più riposi, mezze giornate, permessi anche solo per una visita di controllo. Il personale sanitario è allo stremo e il pronto soccorso rischia di esplodere da un momento all’altro. La carenza di organico è conclamata ma in tempo di ferie e nuovi contagi la situazione assume dei contorni quasi disumani alla luce dello stress e della mole di lavoro che è riservata agli operatori. Ed è così che l’azienda sanitaria, mentre potenzia il nosocomio sangrino per il ritiro del Napoli con un pool di specialisti e con sette medici per turno, lascia sguarnito il pronto soccorso di Sulmona, in un momento dove la curva epidemiologica torna a salire. L’unico medico in servizio per turno deve fare la spola dal pronto soccorso al pre-triage. Le ore non si contano più. Tra tamponi e diagnosi l’ansia sale soprattutto perché, a differenza del lockdown, l’utenza è tornata ad intasare l’ospedale e gestire le attese diventa assai complicato con questi ritmi di lavoro. C’è chi si ritrova a fare turni di dodici ore. Un giorno a Sulmona e l’altro a Castel Di Sangro. O chi, peggio ancora, alterna pronto soccorso e 118 nella stessa giornata. Ad annunciare l’espletamento di avvisi pubblici è stata recentemente l’assessore regionale, Nicoletta Verì, che sta lavorando anche per lo sblocco dei concorsi per i primari. Ma al di là delle vetrine e dei grandi eventi, Sulmona necessita di una programmazione stabile nell’ordinario per poter esprimere al meglio le sue potenzialità e professionalità. La mappa della carenza di organico comprende d’altronde anche altri reparti ospedalieri, senza contare la medicina territoriale. Basti pensare al Dipartimento di Prevenzione e all’Usca che sta lavorando con due sole unità per svolgere i tamponi. Sono le persone a fare la sanità e non il contrario.

Andrea D’Aurelio

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