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SULMONA – “Non un maestro ma il maestro di noi tutti” per dirla con le parole di Carlo Di Ruscio, componente del direttivo dell’Arciconfraternita della Santissima Trinità, che questo pomeriggio ha ricordato il profilo umano di Ezio Barcone, storico direttore del coro trinitario, che è morto ieri dopo due mesi di agonia. E’ stato un addio mesto, come il suo carattere mite e riservato, scandito da raccoglimento e preghiera nella Chiesa della Santissima Trinità, la sua seconda casa, dove il cappellano dell’arcisodalizio don Gilberto Uscuategui ha officiato il rito funebre. In prima fila, oltre ai familiari, anche i trinitari con il saio rosso, gli alpini della sezione Ana e il coro diretto da Alessandro Sabatini che ha eseguito il Miserere, composto da un altro Barcone ( Federico, il nonno di Ezio) che ha accompagnato l’ingresso del feretro in Chiesa. “Era una persona che ha dato il suo contributo per la città come una luce che non si nasconde sotto il moggio ma brilla”- ha detto don Gilberto nel corso dell’omelia mentre a risaltare l’attaccamento di Barcone all’arcisodalizio è stato Carlo Di Ruscio, nel suo discorso pronunciato a nome dell’amministrazione trinitaria, a margine del rito funebre. “ Il maestro Barcone è stato non un maestro ma il maestro di noi tutti”- ha esordito ricordandone l’esempio di umanità e di semplicità d’animo, un’eredità morale che oggi lascia ai familiari e a tutta l’arciconfraternita. Ma anche a tutta la città che, dopo aver conosciuto un maestro, ora avrà anche un “angelo custode”.

Andrea D’Aurelio

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